La Pietrascritta
Monumento funerario della famiglia dei MUTTINI risalente alla seconda metà del I secolo a.C., situato nel territorio del Comune di Paganico Sabino, immediatamente a valle della Strada Provinciale Turanense. “LA PIETRA SCRITTA” – che ha un posto ragguardevole nella memoria collettiva della comunità di Paganico Sabino come fonte di leggende legate a tesori nascosti, a strepiti infernali assordanti e ad apocalittici fenomeni metereologici – è la tomba della famiglia dei MUTTINI come si rileva dall’epigrafe (vedi fig. nr. 1 della pagina a fianco) da anni in pessimo stato di conservazione e, quindi, difficilmente decifrabile ad occhio nudo e senza l’ausilio di mezzi di contrasto. Si tratta di un monumento funerario del tipo “a dado”, realizzato modellando un masso erratico esistente sul posto e probabilmente distaccatosi dall’incombente monte Cervia. Il sepolcro, che si imposta su di un basamento che presenta su tutti i lati una cornice modanata, ha un corpo con pianta quasi quadrangolare ed uno sviluppo tronco-piramidale.
Figura 1 – FRONTE DEL MONUMENTO FUNERARIO CON TRASCRIZIONE DELL’EPIGRAFE
Figura 2 – PIANTA DEL MONUMENTO FUNERARIO
(rilievi dell’Arch. E. Bonanni, in archivio della Sovraintendenza per i Beni Archeologici per il Lazio)
La parte superiore doveva verosimilmente essere regolarizzata con elementi architettonici, forse una cornice, che ne completavano la monumentalizzazione. Al disotto del basamento era stata ricavata una cavità che doveva accogliere le spoglie di due inumati, mentre un pozzetto ricavato sulla faccia superiore doveva custodire le ceneri del terzo defunto.
Nella tomba erano inumati tre componenti della famiglia dei MUTTINI dei quali, come attesta la rispettiva formula onomastica, solo il figlio P.M.SABINO, ascritto alla tribù Sergia, era cittadino romano di pieno diritto, mentre il padre Pubblio Muttino era un ingenuus e la madre Clodia è menzionata con formula onomastica limitata al solo gentilizio. Dagli elementi strutturali e decorativi sopradescritti e da quelli anagrafici appena accennati può facilmente dedursi che il monumento sepolcrale è stato costruito dopo la c.d. guerra sociale (90 a.c.) e può datarsi tra gli ultimi anni della repubblica romana e la prima età imperiale e, più precisamente, nella seconda metà del I° secolo a.c..
Figura 3 – L’EPIGRAFE (integrata dalle lettere omesse nelle abbreviazioni del testo originale di cui alla figura 1)
“LA PIETRA SCRITTA”, come l’area attigua, è stata recentemente sottoposta ad un intervento di recupero – curato dalla Comunità Montana del Turano, sotto la guida della Soprintendenza per i Beni Archeologici per il Lazio, con i fondi di cui alla Deliberazione Giunta Regionale 108/91 – che lo ha dotato anche di esaurienti cartelli iconografici.
Il monumento (insieme ad altri reperti archeologici, quali, per esempio la stipe votiva – sacro deposito di ex voto in terracotta- recentemente scoperto sulla cima del monte Cervia) testimonia, in modo incontrovertibile, la remota antichità degli insediamenti romani nella Valle del Turano, mentre l’orientamento dell’epigrafe, incongruo rispetto agli attuali riferimenti topografici, parrebbe implicare la presenza di una strada importante, che si può ipotizzare fosse un ramo del sistema viario che collegava anticamente Trebula Mutuesca (Monteleone Sabino) a Carseolis (Carsoli) e quindi, la via Salaria con la Tiburtina Valeria.
Sull’argomento sono stati pubblicati numerosi lavori; tra gli altri, consultabili presso il comune di Paganico Sabino: E.Bonanni – A. Zacchia, “La Pietra Scritta e l’alta Valle del Turano” ed. Comune di Paganico Sabino; Giovanna Alvino, “La valle del Turano: sulle tracce dell’antico” ed. Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Provincia di Rieti; “Paganico: materiali per un piano di ricognizione, Vol 1, Arte ” a cura di Marco Pizzo ed. De Arte.
nelle foto: particolari del basamento
(a cura di Sergio Spagnoli e Danilo D’Ignazi; documentazione tecnica di Enrico Bonanni)